AveRavenna

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domenica 3 gennaio 2016



il manifesto di AveRavenna
maggio 2012

Salviamo la città dei tappeti di pietra
Il Comune di Ravenna ed Il Ministero della Difesa stanno proponendo la costruzione di palazzine e autosilos a parcheggio nell’area della ex caserma Dante Alighieri.
La Soprintendenza ai beni culturali dell’Emilia-Romagna ha prescritto l’esecuzione di scavi di sondaggio e di verifica del sottosuolo solo se saranno previsti edifici con parti interrate.
Lo Stato rinuncia a far conoscere al mondo la città di Ravenna ai tempi dell’impero romano.
L’area della caserma Dante Alighieri è quella dove si registra il più alto valore di potenziale archeologico della città.
Si trova esattamente su uno dei cardini della città repubblicana. Nella divisione in zone della città antica vi si trova un intero isolato delimitato dalle attuali via di Porta Aurea e via Guidarello Guidarelli, solo lievemente traslata rispetto all’originaria strada che costituiva il prolungamento dell’antico asse stradale che si trova sotto l’attuale via Ercolana.
Nell’area la prima fase di occupazione si trova generalmente oltre i 4,5 m di profondità dal piano attuale dicalpestio, ma le fasi tardo antiche si rinvengono anche a 2,5 m. A poche decine di metri, in via Morigia, il deposito archeologico raggiunge una profondità di 9 metri rispetto al piano di calpestio. La tradizione storico-erudita indica che nella zona doveva trovarsi l’Anfiteatro, il tempio di Apollo e quello di Mercurio e di Bacco. Nessuna delle due evidenze è sostanziata da prove archeologiche, ma è certo che l’area faceva parte integrale dell’impianto urbano antico, almeno a partire dal III sec. a.C. Non si registrano inoltre trasformazioni urbanistiche consistenti nel corso del Medioevo e fino al XIX secolo la zona è stata destinata ad orti, il che lascia ipotizzare un alto stato di conservazione delle strutture di età romana.
Le principali evidenze archeologiche che sono state documentate nell’area, sono la Porta Aurea e l’asse stradale pavimentato in basoli di trachite, che certamente costeggiava l’attuale costruzione della caserma e su cui si affacciavano gli edifici di età romana posti al di sotto del complesso militare.
E’ stato inoltre rinvenuto un secondo asse stradale pavimentato al di sotto di via Nino Bixio che costeggia il complesso sul lato opposto e che delimitava l’isolato a sud-est.
La possibilità che all’interno dell’area si trovasse il tempio di Apollo è indicata da Andrea Agnello, nella vita del vescovo Apollinare: “templum Apolinis, quod ante portam que vocataur Aurea, iuxta amphiteatrum, suisorationibus demolivit”.
Nella pianta di Savini, in cui è riportata la topografia della città nel X secolo, sono indicati anche i templi di Mercurio e Bacco, esattamente nell’area dove si trova attualmente la caserma.
E’ plausibile dunque che il deposito archeologico più consistente dell’area sia quello associato all’età romana, ma non è possibile escludere che prima di essere utilizzata come orti nel XVIII secolo, vi fosse un’occupazione ad uso residenziale, anche nel corso del Medioevo e in questo caso che il deposito archeologico si trovi a partire dal primo metro di stratificazione al di sotto dell’attuale quota di calpestio.
Chiediamo di tutelare, salvaguardare e valorizzare il patrimonio archeologico e culturale presente al disotto dell’area della ex Caserma!

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