29 - 12 - 2011
urbanistica
La denuncia, in attesa della futura riqualificazione e dei parcheggi
«Ravenna dovrebbe avere la Carta del rischio archeologico»
Il mosaico in Sant'Apollinare Nuovo dove si vede l'anfiteatro vicino alle mura di Ravenna
Il
tempio di Apollo, tra gli edifici tipici della Ravenna romana, si
trovava «ante portam quae vocatur Aurea iuxta amphiteatrum». Davanti
alla porta chiamata Aurea, vicino all’anfiteatro. Sono le parole dello
storico
Andrea Agnello, conosciuto ai ravennati soprattutto per il toponimo della via del centro (una traversa di via D’Azeglio).
Di un anfiteatro a Ravenna, Agnello fa menzione più volte, come si può
leggere anche nella traduzione della sua opera di Mario Pierpaoli e nel
libro
Le Mura – Scrigno della città, di Graziella Gardini
Pasini. Anfiteatro che tra l’altro è ritratto in versione stilizzata
anche nel mosaico “Il porto di Classe”, custodito e ben visibile a tutti
all’interno di Sant’Apollinare Nuovo. Secondo Agnello (e il mosaico lo
confermerebbe), si trovava nei pressi della porta Aurea (che ora dà il
nome alla via del carcere), vicino alle mura storiche della città. Più
precisamente nell’area che attualmente è occupata dall’ex caserma Dante
Alighieri di via Nino Bixio. A segnalarcelo, documenti alla mano, è
Marina Giusti,
grande appassionata di archeologia, conosciuta anche in Soprintendenza
per la sua attività e protagonista di alcune interessanti scoperte di
carattere archeologico. Giusti ha inviato tutta la documentazione
proprio in Soprintendenza, allarmata «perché se continuiamo così Ravenna
mangia se stessa». L’allarme è dovuto al fatto che, come noto, la
caserma sarà al centro di un vasto progetto di riqualificazione. La
Soprintendenza – citata da
Alvaro Ancisi di Lista per
Ravenna che in questi giorni ha contestato la variante urbanistica che
aumenta la quota residenziale del comparto – si era già comunque fatta
sentire un anno fa, parlando della possibile presenza nel sottosuolo «di
strutture insediative che dall’età romana pervengono fino a quella
medioevale». Strutture insediative che, secondo la nostra
interlocutrice, sono in realtà addirittura un anfiteatro (senza
considerare la vicinanza con il tempio di Apollo, come da citazione a
inizio articolo). Ecco perché – è la richiesta di Marina Giusti –
sarebbe opportuno prima di qualsiasi tipo di intervento effettuare saggi
conoscitivi nell’area, in quanto il tesoro nel sottosuolo rischierebbe
di essere danneggiato anche solo, per esempio, realizzando delle
fondamenta. Siamo di fronte, insomma, a un concreto rischio
archeologico. Un Comune come quello di Ravenna – è l’opinione di Giusti
–, dove in pratica non è possibile scavare in centro senza portare alla
luce testimonianze del passato (prova ne sono anche i lavori per le due
isole ecologiche interrate di Hera) dovrebbe dotarsi di una Carta del
rischio archeologico, come hanno fatto molti altri Comuni, e come
previsto anche dalla legge regionale. Giusti si dice già pronta a
collaborare alla sua realizzazione, di cui peraltro si parla da decenni,
come testimoniano numerose documentazioni sul tema. La Carta sarebbe
una sorta di mappa di quello che è tuttora esistente nel sottosuolo
della città, che tra l’altro fu anche capitale di un impero. In questo
modo si potrebbero gestire in maniera ottimale gli scavi delle future
opere edilizie e sapere in anticipo dove non è possibile farli a causa
della presenza di testimonianze archeologiche. Perché non è stato ancora
possibile realizzare la carta? Sono troppo forti gli interessi del
mattone? «Non dimentichiamoci – sottolinea Giusti – che Ravenna è
candidata a capitale europea della cultura…».
L'ASSESSORE
«Prima dei lavori saranno fatte le dovute verifiche»
Sotto
la caserma c’è un anfiteatro? «Può darsi, non escludo nulla, la
Soprintendenza ci ha già avvertito del rischio archeologico dell’area».
La conferma arriva anche dall’assessore all’Urbanistica del Comune,
Gabrio Maraldi. Per questo motivo l’Amministrazione ha già previsto in
una variante urbanistica la realizzazione al posto dell’ex caserma di un
autosilo che si estenderà in altezza (fino a un massimo di dieci metri)
escludendo la possibilità dei parcheggi interrati. «Poi prima di fare
ogni altro intervento si faranno le dovute verifiche, le analisi, i
carotaggi». Oltre al parcheggio, infatti, l’area sarà riqualificata con
la possibilità di realizzare appartamenti, uffici, negozi, pubblici
esercizi e anche del ricettivo. «Pensiamo – dice Maraldi – di poter
arrivare alla firma dell’accordo attuativo per la dismissione con il
ministero nei primi mesi del 2012 per poi procedere con una gara europea
per l’acquisto di quella che è una grande area di pregio sconosciuta
che verrà così restituita alla città»
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