AveRavenna

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domenica 3 gennaio 2016

Archeologia in saldo

Lunedì 12 Gennaio 2015
Stampa dell'anfiteatro romano di Ravenna (Vincenzo Coronelli)

La redazione della Carta delle potenzialità archeologiche affidata ad archeologi non ravennati

Dopo 20 anni di ritardo rispetto a Faenza, Cesena ed a tutte le città limitrofe anche Ravenna  pareva fosse approdata al traguardo definitivo della Carta delle potenzialità archeologiche. Si pensava che l’ultima della lista avesse maturato ed acquisito l’esperienza avanzata dalle altre ma come sempre, chi ultima è, ultima è destinata a restare.

Solo il comitato AveRavenna ha urlato nei propri articoli la necessità di una mappatura archeologica a tutela del proprio patrimonio storico sommerso spiegandone chiaramente le motivazioni.

Ci si rende conto solo successivamente che lasciare le proprie parole alle pagine dei giornali si tocca esclusivamente quella elite di Ravenna che ancora legge, cosa che non sembra faccia chi a Palazzo Merlato prende le decisioni. 

Il bando di appalto per lo studio delle potenzialità archeologiche del territorio del Comune di Ravenna è stato reso pubblico nell’estate del 2014 ed impostato al maggior ribasso. La commissione giudicatrice era composta dal Dirigente del Servizio Strade del Comune, dal Dirigente Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, dal responsabile U.O. Servizio Strade e dalla Segretaria.
Sono state ammesse i seguenti operatori archeologici: MUSEION (Taranto), AR/S ARCHEOSISTEMI (Reggio Emilia), LIMES (Ravenna) ed una ATI (Ravenna). Alla vigilia di Natale si è formulata la graduatoria. È risultata vincitrice dell’appalto  la ArcheoSistemi di Reggio Emilia per un importo di  21.046,66 euro".

AveRavenna ricorda che in buona parte delle altre città non si è effettuata una gara di appalto ma si è proceduto alla chiamata diretta degli archeologi locali perché conoscitori del proprio territorio. Le normative di legge  permettono di evitare la procedura del bando di appalto qualora gli importi non superino alcuni limite di spesa e, nel caso di Ravenna si rientrava largamente in questa possibilità.

A questo punto immaginate di portare in città un gruppo di archeologi che per contratto non possono avere collaborazioni esterne o subappalti e che non conoscono bene né Ravenna né le zone limitrofe. Possono fare riferimento ad una grande mole di documenti, sia recenti che antichi, sulla città che a volte sono lacunosi a volte incompleti e/o contraddittori; si può quindi supporre che gli archeologi locali, invece, si muovano con maggior esperienza.     

La Carta delle potenzialità archeologiche è il documento che inserisce sulla mappa della città e del territorio comunale tutti i ritrovamenti individuati nel corso dei secoli ed evidenzia quindi le aree potenzialmente interessate dal patrimonio archeologico, in modo che qualora si effettuino delle fondazioni, scavi e qualsivoglia lavoro edile che comporti  uno sbancamento del terreno si possa conoscere in anticipo la presenza di reperti da tutelare.

L’impresa che si è aggiudicata l’appalto eseguirà solo sei sondaggi del terreno per redigere la Carta delle potenzialità archeologiche. Il comitato AveRavenna vuole segnalare nuovamente che le ultime aree urbane di Ravenna, prive di edifici, come ad esempio la ex-Caserma di via Bixio, le aree dei parcheggi di via Guidarelli e di via Port’Aurea, non avranno la possibilità di svelare i propri tesori che rischieranno di essere celati per sempre nonostante la Carta delle potenzialità archeologiche.

Pagheremo di tasca nostra per l’ennesima volta ed invochiamo il cielo che i nuovi archeologi-pionieri siano baciati ripetutamente dalla fortuna. Non dovranno mappare solo la città ma l’intero comune di Ravenna, quindi Classe, le Ville Unite,  Butrium etc.
Una stretta di mano ai nuovi arrivati e non preoccupatevi troppo,  eventuali responsabilità non saranno solo vostre.

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