AveRavenna

AveRavenna

mercoledì 7 agosto 2019

Via Antica Milizia potrebbe nascondere i resti di una chiesa, servono sondaggi»
La relazione dell’esperta Maioli sull’area dove nascerà il nuovo parco commerciale e l’appello di Ave Ravenna. L’interrogazione dei consiglieri Manzoli, Maiolini e Panizza
Mentre a San Pietro in Vincoli sono stati parzialmente sospesi i lavori per il nuovo Conad a causa del ritrovamento di reperti archeologici, c’è chi chiede un’attenta verifica anche a Ravenna, nell’area dove sempre Conad costruirà un parco commerciale, tra via Stradone e via Antica Milizia.
In particolare abbiamo ricevuto una relazione dettagliata di Maria Grazia Maioli – già archeologo direttore e coordinatore presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna – in cui, sulla base di alcune foto aeree e di considerazioni frutto dell’analisi storica di quella parte della città, si parla della possibile presenza nel sottosuolo nell’area di «un edificio rettangolare allungato, presumibilmente dotato di una appendice, forse a forma semicircolare o rettangolare».
«Si potrebbe ipotizzare l’esistenza – scrive Maioli – di un edificio o una chiesa di dimensioni medio-grandi, costruito in epoca post-bizantina o medioevale, in un’area che certamente doveva rivestire un notevole interesse». Secondo Maioli infatti ci sarebbero indicazioni «su un possibile insediamento in loco, costruito con materiale deperibile (come il legno)». L’archeologa auspica quindi «che nell’area vengano eseguiti sondaggi conoscitivi, anche solo allo scopo di evitare eventuali fermi dei lavori successivi. Nell’area segnalata in rosso (vedi foto, ndr) è necessario un sondaggio eseguito per strati, in modo da evidenziare le vere caratteristiche della struttura e decidere di conseguenza; nell’altro terreno potrebbe bastare una sola serie di trincee, in modo da escludere, o accertare effettivamente l’esistenza o meno di strutture di interesse».
«Considerando l’inizio lavori l’anno prossimo – a dare man forte a Maioli è, in questa nota che riceviamo e pubblichiamo, Marina Giusti del comitato Ave Ravenna – nulla ostacolerebbe una serie di sondaggi. Memori di quanto è ultimamente successo in piazza Kennedy, con la definitiva tombatura di Sant’Agnese, della dispersione delle tombe della necropoli nell’area del Lidl di Ponte Nuovo, della definitiva cementificazione del più ricco cimitero antico ravennate in viale Europa, con il Despar nell’area ex Francia (come dimostra la relazione di scavo e l’elenco dei monili rinvenuti, firmati dalle dottoresse Valentina Manzelli e Giovanna Montevecchi) e della fresca distruzione delle mura romane di Ravenna nel cantiere per il nuovo sottopasso della stazione, siamo estremamente preoccupati per quanto potrebbe nuovamente verificarsi. Sarebbe cosa gradita che le notizie relative agli scavi archeologici ravennati non fossero più così gelosamente elitarie ma diventassero di fruibilità collettiva. Vogliamo inoltre sottolineare che se la scoperta fosse concreta, sarebbe un valore aggiunto, considerando la vicinanza di via Antica Milizia all’area archeologica di Classe».
In particolare abbiamo ricevuto una relazione dettagliata di Maria Grazia Maioli – già archeologo direttore e coordinatore presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna – in cui, sulla base di alcune foto aeree e di considerazioni frutto dell’analisi storica di quella parte della città, si parla della possibile presenza nel sottosuolo nell’area di «un edificio rettangolare allungato, presumibilmente dotato di una appendice, forse a forma semicircolare o rettangolare».
«Si potrebbe ipotizzare l’esistenza – scrive Maioli – di un edificio o una chiesa di dimensioni medio-grandi, costruito in epoca post-bizantina o medioevale, in un’area che certamente doveva rivestire un notevole interesse». Secondo Maioli infatti ci sarebbero indicazioni «su un possibile insediamento in loco, costruito con materiale deperibile (come il legno)». L’archeologa auspica quindi «che nell’area vengano eseguiti sondaggi conoscitivi, anche solo allo scopo di evitare eventuali fermi dei lavori successivi. Nell’area segnalata in rosso (vedi foto, ndr) è necessario un sondaggio eseguito per strati, in modo da evidenziare le vere caratteristiche della struttura e decidere di conseguenza; nell’altro terreno potrebbe bastare una sola serie di trincee, in modo da escludere, o accertare effettivamente l’esistenza o meno di strutture di interesse».
«Considerando l’inizio lavori l’anno prossimo – a dare man forte a Maioli è, in questa nota che riceviamo e pubblichiamo, Marina Giusti del comitato Ave Ravenna – nulla ostacolerebbe una serie di sondaggi. Memori di quanto è ultimamente successo in piazza Kennedy, con la definitiva tombatura di Sant’Agnese, della dispersione delle tombe della necropoli nell’area del Lidl di Ponte Nuovo, della definitiva cementificazione del più ricco cimitero antico ravennate in viale Europa, con il Despar nell’area ex Francia (come dimostra la relazione di scavo e l’elenco dei monili rinvenuti, firmati dalle dottoresse Valentina Manzelli e Giovanna Montevecchi) e della fresca distruzione delle mura romane di Ravenna nel cantiere per il nuovo sottopasso della stazione, siamo estremamente preoccupati per quanto potrebbe nuovamente verificarsi. Sarebbe cosa gradita che le notizie relative agli scavi archeologici ravennati non fossero più così gelosamente elitarie ma diventassero di fruibilità collettiva. Vogliamo inoltre sottolineare che se la scoperta fosse concreta, sarebbe un valore aggiunto, considerando la vicinanza di via Antica Milizia all’area archeologica di Classe».

A dar man forte a questo studio sono arrivati anche il consigliere di Ravenna in Comune Massimo Manzoli e i consiglieri del Gruppo misto Emanuele Panizza e Marco Maiolini con’interrogazione al sindaco dove si legge: «Abbiano intenzione di richiedere un blocco urgente dei lavori, affinché la soprintendenza possa rapidamente iniziare ad indagare su quanto indicato dalla dottoressa Maria Grazia Maioli, e da Marina Giusti del comitato Averavenna alla stampa (il riferimento è al nostro settimanale R&D in distribuzione dall’1 agosto), abbiano anche intenzione di individuare fondi nazionali e/o europei per avviare approfonditi scavi nella suddetta zona, ed evitare la definitiva tombatura, come succede con quasi ogni ritrovamento archeologico emergente, o emerso in città. Inoltre chiediamo come si intenda procedere in caso di rinvenimenti di strutture archeologiche importanti meritevoli di essere conservate e tutelate in via Antica Milizia».

martedì 26 marzo 2019

Ex caserma Dante Alighieri. 1,5 milioni di euro dalla Regione per riqualificare l’area
Ravenna si aggiudica il terzo posto nella graduatoria regionale. Il progetto di rigenerazione prevede un parco pubblico al posto della zona cementificata. La soddisfazione del sindaco de Pascale
Il Comune di Ravenna si è aggiudicato il terzo posto su 112 nella graduatoria del bando per la rigenerazione urbana della Regione Emilia-Romagna, ottenendo il contributo massimo disponibile di 1,5 milioni di euro per il progetto Ravenna rigenera di riqualificazione dell’ex caserma Dante Alighieri.
La Regione Emilia-Romagna conseguentemente alla legge urbanistica regionale, approvata a fine 2017, ha messo a disposizione trenta milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo e coesione per migliorare la qualità urbana e sociale dei centri abitati.
Ravenna ha candidato l’area, oggi di proprietà del Comune, attualmente occupata dalla caserma dismessa, per un progetto di rigenerazione che sostituisca una zona cementificata con un parco pubblico. Il costo previsto per l’intero progetto è di circa 3 milioni di cui metà finanzianti dal contributo regionale e metà dal Comune di Ravenna.
“Siamo molto contenti del risultato ottenuto – commenta il sindaco Michele de Pascale – non solo per l’entità del contributo, che è il massimo previsto per il tipo di intervento, ma anche per l’ottima posizione raggiunta, che mette in luce l’efficacia della strategia e la qualità del progetto presentato, frutto del lavoro di squadra di diversi uffici comunali, in primis urbanistica e lavori pubblici, coordinati dalla responsabile della pianificazione strategica del mio staff, l’architetta Mara Roncuzzi.
Un’area abbandonata nel cuore della città verrà restituita ai cittadini, trasformata in un luogo verde, vivo e attrattivo, puntando sull’ambiente, la cultura e la socialità. Questo intervento sarà l’innesco di un circolo virtuoso per il recupero e la valorizzazione dell’intero comparto, compresa la parte dell’ex Collegio dei Nobili, oggi di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, da destinare a struttura ricettiva di alta categoria, come indicato nel secondo Poc”. 
Il progetto è sostanzialmente un passaggio intermedio rispetto alla destinazione d’uso finale dell’ex caserma. L’area infatti ha un’altissima potenzialità archeologica ancora da esplorare - spiegano dal Comune, sottolineando che i lavori cominceranno fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 -. Prima di tutto verrà bonificato l’amianto dai tetti. Contemporaneamente saranno rimossi l’asfalto e il cemento che ricoprono interamente l’area e abbattuti gli edifici una volta utilizzati dai militari e privi di valore storico-culturale. Riprendendo alcune suggestioni dall’impianto ottocentesco, fra cui le tracce di alcuni degli stradelli che suddividevano le proprietà, verranno realizzati un parco, giardini e orti, in attesa di un’analisi archeologica approfondita. Come da richiesta della Soprintendenza le mura della caserma verranno conservate. Affinché il luogo sia vissuto e frequentato sono già stati impostati alcuni accordi informali con la Casa circondariale, scuole, associazioni e altre realtà del territorio, per portarvi attività culturali, ricreative e sportive - conclude la nota inviata dal Comune.

La storia dell’ex caserma Dante Alighieri
La proprietà dell'intero comparto della ex Caserma Dante Alighieri fino alla fine del 2017 era dell’Agenzia del Demanio dello Stato, in uso al Ministero della Difesa. L’area comprendeva il settecentesco Collegio dei Nobili. I militari, pur avendo abbandonato di fatto la caserma nel 2004, l’avevano ancora in uso. Dal 2004 si è ufficialmente aperta la ricerca della migliore ipotesi di valorizzazione della grande area.
La recente amministrazione ha avviato un dialogo con Demanio e Ministero della Difesa, che ha portato alla firma di un Protocollo (PUVAT) già il 30 maggio 2017, alla presenza dell’Ingegner Reggi Direttore Generale del Demanio d’intesa con Comune e Provincia.
Si è attivato così un percorso per la valorizzazione del comparto, che ha disegnato da un lato il trasferimento a titolo non oneroso di una porzione dell’area dallo Stato al Comune – nell’ambito del cosiddetto federalismo demaniale – dall’altro l’acquisizione da parte di Cassa Depositi e Prestiti della parte pregiata dell’intero comparto, vale a dire l’Ex Collegio dei Nobili poi inglobato nella caserma.
Si è proceduto a un frazionamento del bene immobiliare prima in mano all’Agenzia del Demanio Statale in soluzione unica. Un comparto complessivo pari a 23.000 mq. La parte acquisita dalla Cassa Depositi e Prestiti è di 8.700 mq con una superficie costruita complessiva di 8.200 mq. L'area invece acquisita dal Comune è di 14.247 mq, con superfici costruite di 6.670 mq.